11 Nov LE CATASTROFI DEL GIORNO
Majken ha undici anni.
Majken si preoccupa per qualsiasi cosa, per le notizie che ritaglia dai giornali, per il cibo che può farle male o per quello “poco etico”, per i topi ballerini in gabbia nella stanza di Isabell, si preoccupa dell’igiene in un modo quasi ossessivo, si preoccupa del traffico e della possibilità di essere coinvolta in un incidente,… e poi ci sono tutte quelle cose che proprio non le piacciono, tra queste avere per forza degli amici. A Majken piace davvero starsene per conto suo, pensare alle sue tragedie e non occuparsi di tutte quelle cose di cui si occupano le ragazzine della sua età.
Poi c’è una cosa che Majken vorrebbe più di tutto: trascorrere molto tempo con sua madre, abbracciarla, farsi coccolare. Dopotutto Majken ha, solo, undici anni. E tutti i pensieri che attraversano la sua testa sono troppo alienanti per una ragazzina (bambina?) di undici anni. E sopra a tutti questi pensieri il desiderio di stare abbracciata alla mamma non ha mai perso intensità.
Una mamma che vede lontano – anche se agli di occhi di Majken è sempre troppo triste e impegnata – e un giorno porta a casa Blunder, un cane che Majken trova parecchio stupido e di cui dovrà occuparsi contro la sua volontà.
Fino a quel momento, se non altro, la mamma aveva tentato di farle fare amicizia solo con altri giovani esseri umani. Ma adesso, evidentemente, valutava la cosa un po’ troppo ottimistica e dunque sperava che Majken facesse almeno amicizia con un cane.
Un cane.
Come si fa a fare amicizia con un cane?
Il succo dell’amicizia non è forse avere interessi in comune o pensarla allo stesso modo sulle questioni importanti?
Cosa ne sanno i cani dei cambiamenti climatici, doline carsiche e malattie asintomatiche letali?
Niente. Zero assoluto. Si limitano a correre in giro ad abbaiare e a mangiare lo zerbino e tre chili di cantuccini di una premiata fabbrica di biscotti, che la mamma aveva avuto in omaggio da un fornitore e che si potevano mangiare solo in “occasioni speciali”. Una delle quali, almeno secondo Blunder, era un martedì mattina alle sette e mezzo.
Occasione speciale che terminò con una visita dal veterinario in zona Albano, perché Blunder, oltre ai cantuccini, si era mangiato anche la confezione.
Anche a Blunder Majken prova a rifilare yogurt, composta di mirtilli, cereali, pane di segale, ma alla fine si deve arrendere al fatto che a Blunder, guarda un po’, piace il cibo per cani, proprio quello nelle orribili scatolette che Majken vede ogni giorno in cucina.
Si deve arrendere anche al fatto che alcuni suoi punti di vista sono più che altro fissazioni.
Grazie a Blunder Majken inizierà a uscire più spesso, ad attraversare i quartieri di Stoccolma da sola, e la sua percezione del mondo e della quotidianità, molto lentamente, inizierà a cambiare, le sue preoccupazioni perderanno colore ed energia.
Majken giorno dopo giorno sente di respirare un’aria meno opprimente e sulla vita si apre uno sguardo più obiettivo e disponibile all’incontro con le altre persone.
Due incontri, oltre a Blunder, segneranno la sua estate: uno saggio che la salverà da quel carico di responsabilità che si porta dietro dall’infanzia, uno lieve e spensierato che la riporterà in una dimensione più in linea con la sua età anagrafica.
In Italia abbiamo già conosciuto Cilla Jackert con il libro “Ci si vede all’Obse”.
Scrittura diretta, sincera, senza fronzoli. Ancora di più in “Le catastrofi del giorno”: qui la storia segue i pensieri e gli stati emotivi di Majken e, senza mai perderli di vista e senza nascondere nulla, affiorano continuamente, come un perpetuo ribollio.
La scrittura di Cilla Jackert ci presenta gli stati d’animo dei personaggi con tale schiettezza che non si può non emozionarsi lungo le pagine del libro. Tutta questa onestà con cui la storia si rivolge al lettore è spiazzante.
L’ironia che traspare dalla narrazione custodisce una profonda intelligenza nel guardare il mondo e nel guardare alla propria interiorità.
E quando arriva il personaggio di Maja, la scrittrice ci colpisce, insesorabile, senza scorciatoie.
«Non sei triste?» domandò Majken.
Maja la guardò.
[…]
«La vita è una lunga serie di separazioni. Dobbiamo imparare ad accettarlo, altrimenti non saremo mai felici e non sapremo il perché».
Questo libro, come del resto anche “Ci si vede all’Obse”, è un piccolo capolavoro che i giovani lettori non possono perdere.
Non dà risposte e conserva la consapevolezza che non si può essere sempre felici.
Ma ci invita a guardare oltre, oltre la propria stanza, oltre la soglia di casa, oltre il quartiere, oltre le proprie scarpe, oltre il silenzio: la vita ci offre infinite possibilità, è necessario però uscire dai propri confini corporei ed emotivi.
Le catastrofi del giorno, Cilla Jackert, Camelozampa